Una testimonianza raccolta da Mario Tagliani
La discriminazione
Parliamo
della mia classe elementare.
Io ho
iniziato la scuola elementare a sei anni. Andavo alla "Mario Mazza", una scuola con
sezioni di scuola materna ed elementare.
La mia
classe era composta da 18 bambini; c'erano quelli più tranquilli che seguivano la
lezione e invece poi c'eravamo noi, quelli che la lezione la ascoltavano un po’ di
meno e che aspettavano la ricreazione.
Da noi
c'erano due o tre bambini con tanti soldi, ben vestiti, ben pettinati, grembiulino sistemato bene, figli dei
commercianti di zona e alla maestra queste cose piacevano.
Invece,
se noi eravamo un po’ spettinati o varie cose, alla maestra non andava bene e
lo si capiva da un po’ di cose: ad esempio la maestra faceva delle domande, io volevo
rispondere e alzavo la mano, ma la maestra non mi considerava; l’alzava dopo di me il bambino vestito bene, gli dava subito la parola.
Poi,
per esempio, quando interrogava faceva andare alla cattedra me e il bambino ben
vestito. Le sue interrogazioni funzionavano così: ci faceva le domande e noi dovevamo
alzare la mano. Con la prima domanda io alzavo la mano ma lei, la maestra,
faceva finta di niente e aspettava che l'altro ci pensasse un po’ e quando
alzava la mano subito a dargli la parola.
Io
dentro di me pensavo: "Ma vai a quel paese!".
Arrivava
l'ora della ricreazione, ovviamente mandava in bagno prima i privilegiati, poi mandava
noi.
C'erano
quasi quaranta minuti di ricreazione, c'erano sempre i bambini privilegiati che
correvano e ovviamente la maestra non gli diceva nulla, mi mettevo a correre io
e la maestra mi dava la punizione di stare seduto dieci minuti.
Mi son
chiesto spesso perché faceva così con me e con gli altri faceva finta di niente.
Un
giorno io avevo portato le carte di Dragon Ball, avevo aspettato la ricreazione
per giocarci, arrivata la ricreazione le avevo tirate fuori, ma la maestra me
le ritirò subito. Il giorno dopo arrivò il bambino privilegiato, alla
ricreazione anche lui tirò fuori delle carte e la maestra non gli disse nulla e
a me sta cosa faceva molto arrabbiare perché avevo capito che le maestre e i
maestri hanno preferenze e fanno molte discriminazioni.
Ma per
fortuna che quei cinque anni di scuola elementare sono passati in fretta. Io
alcune volte le mie maestre le passo ancora a trovare.
Loro mi
salutano con il bacino, felici di rivedermi. Quando andiamo in ufficio a berci
il caffè, parliamo di come va a casa, della mia sorellina e poi iniziamo a
parlare di quando andavo io a scuola; io chiedo sempre il perché di quando correvo
mi facevano sedere e invece gli altri no, oppure che quando portavo le carte me
le ritiravano, insomma parliamo un po’ degli sbagli che secondo me hanno fatto,
ma loro mi rispondono sempre: "Ma lo sai che non ci ricordiamo di questi
fatti accaduti?".
Vabbè,
finiamo di bere il caffè e mi accompagnano fuori a fumare una sigaretta;
parliamo di mia sorella, perché anche lei frequenta la stessa scuola e mi
dicono che è molto volenterosa, alza sempre la mano, si interessa della lezione,
sta composta e ha tanta educazione verso le maestre e i compagni.
E io
penso tra me e me: "Caspita!! La bambina privilegiata è lei ora".
Finita
la sigaretta ci salutiamo e mi dicono di passarle a trovare.
Quando
arrivo a casa faccio i complimenti a mia sorella con un bel gelato comprato al
bar e a mio padre niente.
Stavolta
l'ho fatta io una discriminazione!
DC
DC è un ragazzo di Genova che le vicissitudini della vita hanno portato prima in comunità e poi al carcere minorile.
Gli hanno fatto odiare la scuola e dal racconto si capisce molto bene che poteva essere l'ultima occasione per non finire in un mercato illegale; la famiglia è sempre stata assente e quindi altri modelli si sono inseriti nel suo vissuto personale. Ci si augura che i giorni passati in aula abbiano in parte aiutato a recuperare sul versante positivo una concezione della scuola come luogo di disagio.
Mario Tagliani
Gli hanno fatto odiare la scuola e dal racconto si capisce molto bene che poteva essere l'ultima occasione per non finire in un mercato illegale; la famiglia è sempre stata assente e quindi altri modelli si sono inseriti nel suo vissuto personale. Ci si augura che i giorni passati in aula abbiano in parte aiutato a recuperare sul versante positivo una concezione della scuola come luogo di disagio.
Mario Tagliani
Mario Tagliani, Il maestro dentro. Trent'anni tra i banchi di un carcere minorile, add Editore, 2014.
add Editore
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